Graduatorie case popolari: Sindacati, cittadini tenuti all’oscuro

Milano – “Le famiglie che hanno presentato domanda per la casa popolare, questa mattina – si legge in una nota dei Sindacati inquilini –  hanno potuto visionare le due distinte graduatorie di Aler e Comune di Milano.  Si applica per la prima volta a Milano la Legge Regionale n. 16/2016 che, come più volte denunciato dai Sindacati Inquilini discrimina e penalizza soprattutto i nuclei famigliari più poveri e più svantaggiati cercando in questo modo di nascondere e rendere invisibile il drammatico problema degli sfratti e dell’emergenza abitativa. La modalità stessa di presentazione della domanda, possibile solo tramite l’accesso informatico con identità digitale, ha reso  impraticabile l’inserimento della propria richiesta per molti cittadini. Più della metà dei nuclei familiari che erano inseriti nella precedente graduatoria non hanno potuto presentare la nuova domanda: si tratta  in particolare di anziani, stranieri, persone svantaggiate. Peraltro il Comune di Milano ha ritenuto di non avvisare in alcun modo queste famiglie della cancellazione della graduatoria precedente in cui erano inserite. Oggi, questa graduatoria concepita dalla Regione Lombardia per rendere opaco e inaccessibile il controllo ai cittadini , non  fornisce nessuna informazione utile a capire il risultato della domanda. Si verifica il paradosso che famiglie con punteggio e bisogno più alto, saranno scavalcate da famiglie con punteggio inferiore a causa del meccanismo perverso della scelta degli alloggi. A ciò occorre aggiungere, che i cittadini cosiddetti “indigenti” non potranno superare la quota massima del 20% e saranno comunque esclusi per il solo fatto di essere troppo poveri. In ogni caso la grave emergenza abitativa a Milano e il bisogno di ottenere di un alloggio popolare a canone sociale,  ha spinto oltre 10.000 famiglie a presentare domanda, alle quali sia la Regione sia il Comune dovranno a breve dare una risposta concreta. I  Sindacati Inquilini, anche alla luce della sua applicazione, giudicano complessivamente sbagliata la normativa regionale, perché  nasconde il grande bisogno di case popolari,  discrimina i più poveri e chi ha più bisogno e determina una situazione di ingiustizia nell’assegnazione. Per tutte queste ragioni chiederanno alla Regione Lombardia modifiche radicali della legge, attraverso le iniziative di mobilitazione che verranno organizzate nelle prossime settimane”, conclude la nota.