Arbitrato internazionale, oggi il punto a Milano con oltre cento legali da tutto il mondo

Milano – L’“Annual Conference” della Camera Arbitrale di Milano oggi in Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi fa il punto sull’arbitrato in un  confronto internazionale alla sua decima edizione. È l’evento della Camera Arbitrale di Milano che ogni anno mette a confronto oltre 100 tra esperti, arbitri, avvocati, legali di imprese e istituzioni, sullo stato dell’arte e sulle prospettive dell’arbitrato, anche in relazione alle “best practice” di realtà straniere. Gli iscritti provengono da tutto il mondo. In particolare, da Svizzera, Regno Unito, Francia, Germania, ma anche da realtà più lontane quali Argentina, Kenya e Paraguay.  L’incontro si tiene oggi a Milano in Via Meravigli 9/b, Palazzo Turati. Questa edizione, dal titolo “Arbitration in Wonderland”, si interroga sul possibile divario tra le aspettative dei fruitori dell’arbitrato -quali arbitri, parti, legali di impresa- e gli effettivi risultati che si ottengono. Dunque, mondo ideale in confronto alla realtà. In particolare, la discussione verte su ciò che gli utilizzatori si aspettano da un arbitrato e su ciò che ottengono o non ottengono e, quindi, su ciò che può essere fatto per migliorare lo strumento e colmare l’eventuale gap tra aspettative e risultati. Stefano Azzali (Direttore Generale, Camera Arbitrale di Milano, Italy), Sébastien Besson (Lévy Kaufmann-Kohler, Switzerland), Susanne Grop-Stadler (Siemens, Germany), Paula Hodges QC (Herbert Smith Freehills, UK), Cesare Jermini (Bär & Karrer, Switzerland), Luca Radicati di Brozolo (Arblit, Italy), Laurence Shore (BonelliErede, Italy). “L’arbitrato vive oggi un momento delicato” ha dichiarato Stefano Azzali, Direttore Generale della Camera Arbitrale di Milano. “Forse a causa della forte crescita del ricorso a questo strumento negli ultimi anni, comincia ad avvertirsi talvolta un gap tra le aspettative delle aziende, ma anche degli stessi legali, e la realtà del procedimento arbitrale. Come Camera Arbitrale ci interessa avviare un confronto tra tutti i protagonisti -avvocati, imprese, arbitri e istituzioni- così da poter trovare soluzioni concrete e condivise e rendere lo strumento più rispondente alle esigenze di chi lo utilizza. Se un arbitrato va male, è l’impresa a subirne le conseguenze. Quindi il legale d’impresa rappresenta il nostro interlocutore numero uno (seguito dagli studi legali e dagli arbitri). Il vantaggio dell’arbitrato? Con un arbitro esperto il terreno per eventuali tattiche dilatorie o eccezioni temerarie diventa molto meno fertile” avverte Azzali. “In arbitrato si tende (o almeno cosi dovrebbe essere…)  ad andare dritti al punto”. È di quasi 7 milioni di euro il valore medio annuo delle controversie arbitrali. In media in 13 mesi si arriva a una decisione. Si ricorre all’arbitrato nel 27,7% dei casi per motivi societari, nel 17% per appalti, nel 9,2% fornitura e nel 7% per vendita o cessione del ramo d’azienda. In Camera Arbitrale di Milano cresce di 10 punti percentuali la presenza di arbitri di sesso femminile nominati dalla stessa Camera passando dal 17,3% del 2015 al 27,5% del 2018. L’arbitrato è un metodo alternativo di risoluzione delle controversie che permette di risolvere liti civili e commerciali, in ambito domestico e internazionale, in alternativa alla via giudiziaria ordinaria. Caratteristica fondamentale è la possibilità delle parti di scegliere uno o più soggetti terzi (arbitri), esperti nella materia in questione, per dirimere una controversia mediante una decisione (lodo arbitrale) che produce gli stessi effetti di una sentenza ordinaria.  È possibile ricorrere all’arbitrato se le parti hanno inserito, nel contratto, una clausola arbitrale oppure, se la lite è già insorta, abbiano redatto un compromesso. A seguito della sottoscrizione di numerose convenzioni internazionali, come ad esempio quella di New York del 1958, i lodi arbitrali possono essere riconosciuti ed eseguiti in gran parte del mondo. Questo rappresenta un importante vantaggio in quanto permette di risolvere anche controversie che coinvolgono parti di nazionalità diverse. La Camera Arbitrale di Milano è una società interamente partecipata dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. Si occupa dal 1988 di risoluzione alternativa delle controversie, in particolare attraverso gli strumenti di arbitrato e mediazione, con l’obiettivo di garantire un servizio di gestione dei conflitti più efficiente, più rapido e vantaggioso per le imprese e per il mercato. La “Queen Mary University” di Londra, insieme alla sua Scuola di Arbitrato Internazionale (SIA) ha elaborato un’indagine sull’evoluzione dell’arbitrato internazionale. Condotta in due fasi, la prima quantitativa e la seconda qualitativa, l’indagine ha visto la partecipazione di 1.066 soggetti, tra professionisti, arbitri e legali d’impresa. Nella prima fase, sono state somministrate 53 domande a risposta multipla ad un primo campione di 922 persone, mentre nella seconda è stato intervistato, a voce o per telefono, un secondo campione composto da 142 persone. I partecipanti all’indagine ricoprono il ruolo di professionista (47%), arbitro e legale (12%), arbitro (10%) e legale interno d’azienda (10%). Provengono dall’Europa (35%), Asia (25%), America Latina (14%), Africa (10%), Medio Oriente (9%) e Nord America (8%). Lavorano principalmente nel settore Legale (46%), Costruzioni (9%), Energia (8%), Bancario (5%) e Spedizioni marittime (4%).Già oggi è considerato il metodo migliore per risolvere le controversie oltreconfine per il 97% degli intervistati. Oltre uno su due ne apprezza l’esecutività del lodo, il 40% la sua flessibilità e la possibilità delle parti di scegliere gli arbitri (39%). Il 36% lo apprezza per la sua riservatezza, il 25% per l’imparzialità dell’organo giudicante. Solo il 12% per la velocità e il 3% per il costo. Note dolenti sono la mancanza di efficaci sanzioni durante il processo arbitrale (45%) e la mancanza di forza cogente verso terzi (39%). Uno su tre si lamenta dei tempi. Gap gender: per oltre uno su due (59%) degli intervistati negli ultimi 5 anni sono stati fatti importanti passi in avanti verso una maggiore presenza femminile nei tribunali arbitrali. Futuro roseo anche per l’arbitrato internazionale per dispute tra Stato ed investitori privati per il 66% del campione intervistato. La diversità culturale e di genere nei collegi arbitrali migliorerebbe la qualità del procedimento arbitrale (di molto nel 18% dei casi) e con un qualche miglioramento per il 22% degli intervistati. Oltre uno su due (59%) ritiene che negli ultimi 5 anni siano stati fatti importanti passi in avanti nel rispetto della diversità di genere nei tribunali arbitrali. Anche in Camera Arbitrale di Milano cresce di 10 punti percentuali la presenza di arbitri di sesso femminile nominati dalla stessa Camera passando dal 17,3% del 2015 al 27,5% del 2018. Mentre, solo 1 su 3 degli intervistati ritiene che si possa dire la stessa cosa in relazione alle altre diversità, quali quelle culturali, geografiche, etniche e relative all’età. Le parti tendenzialmente nominano gli arbitri in base al passaparola (77%), su segnalazione di colleghi (68%), informazioni accessibili pubblicamente (63%). Circa il 40% degli intervistati gradirebbe accedere ai lodi arbitrali emessi in precedenza dagli arbitri nominati, circa il 36% avere informazioni su quali temi gli arbitri hanno già affrontato in passato. L’80% delle persone che ha risposto vorrebbe rilasciare una valutazione sulla condotta degli arbitri alla fine della disputa e l’88% condividerla con l’istituzione arbitrale.  In merito ad un’importante novità come il TPF (Third Party Funding) il finanziamento da parte di un terzo: il 56% dichiara di conoscere lo strumento, ma di non aver mai visto il suo utilizzo. Il 26% ne ha visto l’utilizzo e solo 16% l’ha utilizzato direttamente. Il ricorso all’arbitrato internazionale tra parti di diversa nazionalità aumenterà per l’85% nei settori dell’energia, per l’82% nelle costruzioni, per l’81% nel settore della tecnologia e per il 56% nel settore bancario e finanziario. Futuro roseo anche per l’arbitrato internazionale per dispute tra Stato ed investitori privati per il 66% degli intervistati. Per il 98% bisognerebbe utilizzare più spesso la tecnologia in udienza (presentazioni multimediali e verbalizzazione elettronica in tempo reale), per il 91% l’archiviazione su Cloud, per l’89% le videoconferenze, per il 78% l’intelligenza artificiale (revisione di documenti attraverso la tecnologia e analisi di dati). Una alta quota (77%) ritiene che l’insieme delle norme arbitrali esistenti contengano il giusto livello di prescrizione su come condurre un procedimento, mentre solo una piccola parte (5%) ritiene che queste regole siano troppo prescrittive. L’80% crede che le norme arbitrali dovrebbero includere disposizioni relative alla condotta dell’arbitro in termini di standard di indipendenza, imparzialità ed efficienza. Le Istituzioni arbitrali sono nella posizione migliore per influenzare l’evoluzione futura dell’arbitrato internazionale, secondo l’80% degli intervistati. Più della metà (61%) ritiene che una maggiore efficienza, anche attraverso la tecnologia, sia il fattore che ha la maggiore probabilità di avere un impatto significativo sul futuro dell’arbitrato internazionale.