Unione Artigiani: allarme Ecobonus

Milano – Con la possibilità per i privati di chiedere subito lo sconto in fattura degli incentivi previsti per le riqualificazioni energetiche, 20mila imprese artigiane milanesi e brianzole sono in difficoltà finanziaria non riuscendo ad anticipare importi che poi recupererebbero dopo anni e solo in compensazione di crediti d’imposta. Appello al Parlamento affinche’ si torni al precedente sistema di detraibilità fiscale attraverso un emendamento alla Legge di Bilancio. Artigiani di nuovo in allarme e sul piede di guerra per gli effetti del “Decreto Crescita”: la legge è in vigore da giugno, ma è dal 31 luglio che l’Agenzia delle entrate ha fatto uscire un provvedimento attuativo dell’articolo 10, che modifica gli incentivi per l’efficientamento energetico. Come già denunciato immediatamente questa estate, con il cosiddetto nuovo “ecobonus”  si rischia di mettere in seria difficoltà il flusso di liquidità delle Pmi-piccole medie aziende artigiane della filiera dell’edilizia e dell’impiantistica.  Tra Milano e Monza-Brianza sarebbero più di 20mila le imprese colpite direttamente dal provvedimento, per circa 50mila addetti.  “È un provvedimento che rischia di eliminare dal mercato aziende sane che lavorano bene, ma che non hanno, da un punto di vista prettamente finanziario, le spalle così larghe di potersi sostituire allo Stato. Un numero crescente di imprese artigiane ci segnala che sta rinunciado ai lavori, perdendo clienti importanti.”, commenta segretario dell’Unione Artigiani di Milano e di Monza-Brianza, Marco Accornero.  Il provvedimento prevede che il privato possa richiedere all’azienda esecutrice dei lavori uno sconto pari agli incentivi statali previsti per gli interventi di riqualificazione energetica e antisismica. All’azienda, poi, l’importo verrebbe rimborsato tramite un credito d’imposta che però potrà essere utilizzato, in compensazione, nell’arco di cinque o dieci quote annuali. Un meccanismo che rischia concretamente di mettere in difficoltà tantissimi artigiani perché dovrebbero concedere immediatamente uno sconto insostenibile, parliamo anche della metà fino addirittura all’85% del lavoro, per poi vederseli restituire, se tutto va bene, ovvero se dispongono di un carico fiscale sufficiente da compensare, in un periodo di tempo molto ampio.  “È evidente che, in particolare per le aziende più piccole e per giunta di settori come l’impiantistica e l’edilizia parecchio penalizzati in questi anni difficili, questo possa comportate gravi crisi di liquidità – sostiene Accornero – tanto che c’è il rischio che, in attesa di recuperare lo sconto anticipato, debbano far ricorso al mercato del credito che, ovviamente, costa. Le piccole e medie imprese non sono banche e non è giusto addossare loro incombenze insostenibili. Il sistema ecobonus precedente, fatto attraverso la detraibilità in denuncia dei redditi, funzionava perfettamente perché dava modo ai privati di realizzare interventi di miglioria e al contempo permetteva anche ai piccoli artigiani di beneficiare della maggiore domanda, cresciuta proprio grazie agli incentivi. Così si rischia solo di favorire i grandi gruppi che possono permettersi rapporti bancari migliori e plafond di liquidità enormemente maggiori. Ci domandiamo a questo punto se sia un obiettivo di chi governa eliminare i “piccoli” a dispetto delle sempre dichiarate attenzioni verso il mondo imprenditoriale artigiano.”  Unione Artigiani si rivolge ai parlamentari chiedendo che la disposizione venga abolita, o al limite corretta, attraverso un emendamento alla Legge di Bilancio in fase di discussione, affinché si possa tutelare da un lato il diritto dei cittadini a poter godere degli incentivi, dall’altro anche di preservare la competitività delle Pmi che non possono essere messe nelle condizioni di fare da finanziatrici dei propri stessi lavori.