Europa: Bonomi (Assolombarda), no al sovranismo

Milano – Presentato oggi il libro “il valore dell’Europa”, voluto da Assolombarda e realizzato con la collaborazione delle università milanesi. Spiegano il significato dell’opera, Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano, ha detto: “Stare ancora a chiedersi se siamo o no europei, a distanza di più di mezzo secolo dal trattato di Roma e di oltre 25 anni da Maastrcht, è il sinonimo di uno scollamento con la realtà e di un ritardo nelle istituzioni”. Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda, ha chiarito subito: “Non è un quadro facile, quello che ci troviamo ad affrontare. Ma la risposta non è meno Europa e il ritorno nel nostro continente agli Stati Nazionali, come se il secondo conflitto mondiale e la guerra fredda fossero trascorsi invano”. Il presidente di Assolombarda poi ha criticato una precisa ipotesi, “il ritorno al sovranismo non è un errore: se guardiamo a questa realtà che rappresenta la parte trainante del Paese, è un delitto”. Bonomi ha parlato del peso che ha per la nostra economia l’export, precisando che “troppe volte dimentichiamo innanzitutto che cosa abbia rappresentato l’abbattimento dei dazi interni e dei vincoli quantitativi ai flussi commerciali tra gli allora Paesi prima del Mercato europeo comune e poi della Comunità economica europea nel decennio degli anni Sessanta dello scorso secolo, con il completamento dell’unione doganale rimo presupposto del mercato unico e delle quattro libertà fondamentali di libera circolazione – delle persone, dei beni, dei servizi e dei capitali – che hanno finito per diventare la prima vera “formula” dell’idea stessa di Unione Europea. Lo scambio intra UE è divenuto il 20% del commercio mondiale e in media il 60% degli scambi dei Paesi membri dell’Unione. Tutto ciò ha rappresentato un formidabile moltiplicatore della crescita comune e la condizione stessa che ha consentito di accrescere l’interdipendenza delle catene produttive. E ha consentito nei decenni l’aumento rilevantissimo degli IDE intra europei, che in Germania e Francia rappresentano più del 70% dello stock totale, e in Italia addirittura quasi il 90%”. In conclusione il leader degli imprenditori di Assolombarda ha parlato dei problemi di bilancio che assillano il Paese. Dovrebbero esse le classi dirigenti italiane, ad aver capito che decenni di politiche di bilancio basate sulla spesa corrente – negli anni dal 4 al 6% di Pil superiore a quella tedesca, se anche la consideriamo al netto degli interessi sul debito – e sui tagli agli investimenti pubblici non producono affatto la cresciuta miracolosa che viene promessa, in base a spregiudicati moltiplicatori regolarmente poi smentiti dai fatti”. “Come imprese, noi lo sappiamo bene che questa via, prima di allontanarci dall’Europa, è nemica di una crescita solida ed equilibrata, è un freno all’export e all’innovazione che in questi anni abbiamo dimostrato di saper realizzare. Per essere buoni italiani nel mondo bisogna essere buoni europei in Italia”.