Perse braccio al lavoro, a rischio rimborso per ritardi giustizia

Milano – A 22 anni aveva perso un braccio, strappato da un macchinario non dotato dei sistemi di sicurezza previsti dalla legge, lavorando in una tintoria nel varesotto. Ora, denuncia il suo avvocato Stefano De Cesare, rischia di perdere il risarcimento che gli e’ dovuto a causa dei ritardi con cui si sta svolgendo il processo del lavoro in appello. Una serie di rinvii inusuali per gli standard del Tribunale del lavoro di Milano, da anni il piu’ veloce in Italia nel dirimere le controversie stando alle statistiche. La giovane donna aveva fatto causa sia alla societa’ che gestisce la tintoria specializzata in colorazione dei tessuti a livello industriale sia ai suoi amministratori.
Il Tribunale di Busto Arsizio, competente in primo grado, aveva pero’ riconosciuto solo la colpevolezza della societa’, condannandola a versare 400mila euro alla ex lavoratrice (altri 600mila erano andati all’Inail), soldi che, riferisce il legale della vittima dell’infortunio, l’azienda ha sostenuto di non avere. L’avvocato De Cesare ha quindi avviato la procedura di pignoramento per il recupero dei soldi dovuti alla sua assistita e presentato un ricorso in appello chiedendo anche la condanna degli amministratori, oltre che della societa’ che, a sua volta, ha chiesto al giudice di secondo grado di diminuire il risarcimento a suo carico. “L’udienza in appello in diritto del lavoro si risolvono di norma in una sola udienza, mentre qui siamo arrivati a 7 rinvii”, afferma il legale preoccupato della possibilita’ che possano sparire i beni oggetto della richiesta di pignoramento. Una prima udienza, nel luglio dell’anno scorso, era stata rinviata perche’ era ‘scomparsa’ la copia della consulenza tecnica svolta nell’ambito della causa a Busto Arsizio; in seguito e’ stata rinviata altre sei volte per un perdurante stato di malattia del giudice davanti a cui si svolge e che non e’ stato sostituito.