Fondi pensione negoziali: bene rendimenti nel lungo periodo

Roma – Giunti alla soglia dei tre milioni di iscritti, superati i 50 miliardi di patrimonio, i fondi pensione negoziali sono pronti ad assumere un ruolo determinante nella diffusione e nel potenziamento della previdenza complementare in Italia, ampliandone la funzione nel sistema del welfare e guidando il processo virtuoso di indirizzo del risparmio privato verso investimenti nell’economia produttiva e nelle infrastrutture del Paese. I risultati positivi, le prospettive e i progetti di Assofondipensione, l’associazione nata nel 2003 per opera delle principali organizzazioni di rappresentanza delle imprese e dei lavoratori (Confindustria, Confcommercio, Confservizi, Confcooperative, Legacoop, Agci, e Cgil, Cisl, Uil e Ugl), sono stati illustrati oggi a Roma dal presidente Giovanni Maggi nella sua relazione all’Assemblea annuale dei fondi negoziali, che ha riunito nell’Auditorium Inail rappresentanti ai massimi livelli delle imprese, del sindacato, della politica e tutti i protagonisti della previdenza complementare in Italia. Sono intervenuti in Assemblea il segretario generale aggiunto Cisl Luigi Sbarra, il presidente Covip Mario Padula, il presidente Inail Massimo De Felice e la direttrice del Comitato per l’Educazione Finanziaria Annamaria Lusardi. Nella manovra 2019 non sono previsti interventi strutturali a favore della previdenza integrativa, nonostante le richieste delle associazioni di rappresentanza, delle parti sociali e della stessa Autorità di Vigilanza. Alle istituzioni e al nuovo Governo il presidente di Assofondipensione ha ribadito in Assemblea la richiesta di un “confronto urgente per costruire un provvedimento organico e complessivo in tema di previdenza complementare, con visione chiara degli obiettivi e degli strumenti a disposizione, partendo dallo stato dell’arte attuale e dalle modifiche che stanno coinvolgendo il mondo del lavoro, il sistema di welfare, i mercati finanziari”. I fondi pensione negoziali associati ad Assofondipensione sono 30. A fine settembre 2018, con 155.000 nuove adesioni nel corso dell’anno (+5,5%), il numero complessivo degli iscritti è arrivato alla soglia dei 3 milioni. Alla stessa data il patrimonio, in crescita del 3,5%, superava i 51 miliardi. Del totale della previdenza complementare in Italia (circa 8 milioni di iscritti alle diverse tipologie di fondi e strumenti assicurativi con 167,2 miliardi di risorse) i fondi negoziali costituiscono quindi una parte rilevante. “Seppure incoraggianti, i dati – ha osservato il Presidente di Assofondipensione – segnalano che l’Italia continua a patire un ritardo molto marcato sul versante della pensione integrativa. Ne sono rimasti fuori soggetti con minore capacità di reddito, come lavoratori atipici e autonomi e piccola impresa. In particolare, a causa della precarietà del lavoro e della mancanza di retribuzioni congrue, restano al palo i giovani: a fine 2017 solo il 19% degli under 34 aveva optato per la previdenza complementare, oltre un terzo in meno rispetto alle fasce più anziane”. I rendimenti hanno avuto un andamento largamente positivo sul lungo periodo, superando nettamente la rivalutazione del trattamento di fine rapporto: da fine 2007 a fine settembre 2018 la performance risulta infatti del 3,1%, a fronte di una rivalutazione media annua composta del TFR del 2,1%.