Roma – Nord e Sud sono sempre più lontani. Il rapporto presentato oggi da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, con il contributo non condizionato di Bristol-Myers Squibb, Janssen e Sanofi illustra un Paese ancora e sempre più tagliato in due in materia di sanità. Passano da 5 a 2 le Regioni che il Ministero della Salute valuta inadempienti rispetto all’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza: restano indietro la Calabria, che perde 3 punti rispetto all’anno precedente, e la Campania che si attesta sul punteggio più basso. E’ il Veneto la Regione con il punteggio LEA più elevato pari a 209. Tra la prima e l’ultima Regione ci sono 85 punti di scarto. La spesa sanitaria pubblica procapite varia da un minimo di 1.770 euro della Campania, ad un massimo di 2.430 euro della PA di Bolzano e 2.120 dell’Emilia Romagna. Profonde anche le differenze sulla spesa sanitaria annuale a carico delle famiglie: si va dai 159 euro in media della Lombardia, ai 64 euro della Campania. Stesse differenze per la quota di ticket pro capite sostenuta dai cittadini: nel 2017 si passa dai 95 euro in Valle d’Aosta ai 32,8 della Sardegna. Ma anche il Nord non è che brilli in tutte le categorie. Ad esempio se le regioni meridionali arrancano sull’adesione agli screening oncologici, sulle coperture vaccinali sono soprattutto quelle del Centro-Sud ad aver raggiunto la soglia del 95%. E se al Nord si investe di più e meglio per l’ammodernamento delle strutture e dei macchinari, sulle liste di attesa si registrano picchi negativi. Un esempio? Per un intervento di protesi d’anca si attende di più in Veneto che in Calabria e per una coronarografia più in Piemonte che in Abruzzo.