Caporalato: in Italia vale 4,8 miliardi

Milano – Il business del caporalato “pesa” in Italia 4,8 miliardi di euro, a scriverlo è Il Corriere Della Sera. Per rendere l’idea equivale al valore dell’intero export ortofrutticolo italiano, a poco meno della produzione agricola di una regione come il Veneto. Oppure, per cambiare termine di paragone, è poco più di quanto lo Stato italiano spende per l’accoglienza dei migranti (dati della Finanziaria 2016). La stima dei 4,8 miliardi di business sulla pelle della manodopera agricola è stata fatta dall’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai-Cgil, impegnata da anni a studiare il fenomeno. Numeri che tornano d’attualità dopo la duplice tragedia nel Foggiano dove hanno perso le vita in pochi giorni 16 braccianti stranieri. L’ultimo rapporto dell’Osservatorio è recentissimo, essendo stato presentato a metà luglio, meno di un mese fa. La cifra di partenza è il fatturato complessivo, che l’Osservatorio valuta appunto in 4,8 miliardi di euro, 1,8 dei quali costituiti da evasione contributiva. Il fenomeno del caporalato riguarda 430mila persone, 132mila delle quali definite «fortemente vulnerabili», vale a dire extracomunitari facilmente ricattabili. Quest’ultimo dato trova riscontro attingendo a un’altra fonte: Il Crea (Consiglio di ricerca per l’economia agricola) stima in 405.000 le persone con un rapporto di lavoro non regolare; di queste il 38,7% ha paga inferiori alla retribuzione sindacale e il 16,7 ha un rapporto definito «informale». Sempre secondo l’Osservatorio Placido Rizzotto il 25% delle aziende agricole ricorre ai caporali che pagano in media 20-30 euro al giorno per una giornata di lavoro. Ci sono poi i dati ufficiali che, seppur meno vistosi sono comunque lo specchio di un mondo fondato ancora in larga misura sull’illegalità. Nel 2017 l’Ispettorato del Lavoro ha denunciato in agricoltura 5.222 rapporti di lavoro irregolari, 3.549 dei quali completamente in nero. L’Inps ha regolarizzato circa 300.000 posizioni ma queste rappresenterebbero solo il 28% di quelle effettivamente da sanare. Le inchieste e i blitz delle forze dell’ordine anche di recente hanno portato alla luce casi limite: pochi giorni fa in Sicilia sono stati scoperti braccianti stranieri minorenni costretti a lavorare per 3 euro l’ora.