CGIA: contratti a termine, in Lombardia sono 394mila (2)

Mestre – Se in Italia l’incidenza percentuale dei contratti a termine sul totale dei dipendenti occupati nel Paese è stata del 15,4 per cento, al Sud questa quota ha raggiunto il 19,3 per cento, contro il 14,8 per cento del Centro e il 13,7 per cento del Nord. A livello regionale la soglia più significativa la rileviamo in Calabria (21,8 per cento), in Sicilia (21,3 per cento) e in Puglia (20,7 per cento). Il Piemonte (12,8 per cento) e la Lombardia (11,3 per cento) sono i territori meno interessati da questa problematica. In termini assoluti, invece, la regione con il maggior numero di lavoratori con un contratto a termine è la Lombardia (394.200). I settori dove si registrano le quote più elevate di precari sul totale occupati sono quelli dove è maggiore la stagionalità. In agricoltura, ad esempio, la percentuale è pari al 60,5 per cento e nel commercio e negli alberghi/ristoranti è al 22,5 per cento. Significativa anche l’incidenza nel settore delle costruzioni (16,6 per cento) e nei servizi alla persona/imprese (12,3 per cento). Chiude il comparto dell’industria/artigianato dove la quota è all’11,8 per cento. In termini assoluti, invece, il macro-settore più coinvolto è quello dei servizi (1.130.800 unità). La fascia di età dove la presenza di questi lavoratori flessibili è maggiore è quella giovanile (15-34 anni). La quota sul totale degli occupati presenti in questa coorte è pari al 34,1 per cento. In quella tra i 35-64 anni è il 9,6 per cento e tra gli over 65 è il 7,8 per cento. In termini assoluti, ovviamente, è la fascia anagrafica tra i 35 e i 64 a registrarne il maggior numero: 1.272.200 unità. Il confronto con i Paesi dell’Area euro: solo la Germania sta meglio di noi Se analizziamo il dato relativo al flusso di ingresso dei lavoratori dipendenti nel mercato del lavoro, oggi l’80 per cento circa viene assunto con un contratto a termine. Tuttavia, i dati sono meno preoccupanti quando analizziamo l’incidenza dei lavoratori flessibili sullo stock complessivo degli occupati presenti nel nostro Paese. Come dicevamo più sopra, nel 2017 la quota si è attestata al 15,4 per cento, quasi 1 punto in meno della media dell’Area euro (16,2 per cento) e ben al di sotto del dato registrato in Francia (18 per cento), nei Paesi Bassi (21,8 per cento) e in Spagna (26,6 per cento). Tra i principali paesi europei solo la Germania presenta una incidenza inferiore alla nostra (12,8 per cento).