Filiera delle costruzioni, Fillea: campagna di prevenzione su rischio amianto (1)

Milano – Fillea Lombardia e Fillea nazionale, in rete con Cgil nazionale, Cgil Emilia Romagna, Cgil Lombardia, Camera del Lavoro di Milano, lanciano una campagna di informazione sui rischi dell’amianto. Un problema sanitario che ancora non ha trovato soluzione. Il territorio italiano, tra edifici pubblici e privati, si stima sia tuttora contaminato da 66 milioni di metri cubi d’amianto, e la Lombardia da circa 3 milioni di metri cubi, con una media di 450 decessi l’anno a causa di malattie prodotte dal contatto con questo minerale killer. Nonostante ciò le Regioni non investono sufficienti risorse sulle bonifiche, unica via di prevenzione delle malattie asbesto correlate. Dall’amianto possiamo proteggerci, ma se manca l’informazione cittadini e lavoratori, con le loro famiglie, restano ad alto rischio sanitario. Un tema che la CGIL denuncia da anni, tuttavia permane una generale sottovalutazione del pericolo. L’amianto è un killer silenzioso, che produce danni irreversibili anche dopo 20-40 dall’esposizione ed è per questo che diventa indispensabile diffondere in modo puntuale l’informazione a cittadini e lavoratori. Sono a rischio soprattutto coloro che vengono adibiti a lavori di demolizione o ristrutturazione di edifici costruiti prima del 1994, data in cui si è dismesso completamente per legge l’uso dell’amianto nella costruzione di edifici e manufatti. Il progetto che presentiamo si rivolge a tutti i lavoratori della nostra filiera, ma in particolare a quei lavoratori che non hanno tutela sindacale, a cui non vengono date le informazioni necessarie sui pericoli che l’inalazione della polvere di amianto può produrre. Manodopera che viene reclutata spesso senza una regolare posizione lavorativa; molti di loro sono provenienti da altri Paesi e non parlano italiano, meno consapevoli e informati delle leggi che regolamentano e tutelano la prevenzione della salute e della sicurezza nel nostro Paese. L’uso dell’amianto è stato vietato in Italia con la Legge 257/92, ma l’esposizione a tale sostanza è ancora possibile, in quanto molti manufatti lo possono contenere. Si calcola che l’amianto sia stato utilizzato per produrre 3.000 differenti tipi di manufatti, di cui 2.000 destinati all’uso in edilizia. Nei palazzi, nelle case, nei capannoni costruiti fra gli anni ’60 e ‘70, nelle tettoie, nelle canne fumarie, nell’aria condizionata, nelle tubazioni dell’acqua, ecc, molti sono ancora i manufatti che contengono la fibra killer. Le diverse varietà di amianto sono note per la loro azione cancerogena; l’inalazione di fibre di amianto aumenta la probabilità di insorgenza di tumori maligni a carico del polmone, della pleura e del peritoneo. Tali tumori si sviluppano molti anni dopo l’inalazione delle fibre, anche a seguito di esposizioni basse. I lavori di manutenzione, in particolare nel settore edile, costituiscono una concreta fonte di rischio per i lavoratori che li eseguono e, se non vengono utilizzate adeguate tecniche lavorative, ci si espone ad alti rischi. L’impegno di un lavoro in rete, per andare oltre l’azione del singolo Territorio e Regione e avviare una campagna di prevenzione nazionale per tutta la filiera del comparto edile, è anche propedeutico ad un’azione di denuncia verso le Istituzioni, che a quasi 30 anni dalla Legge, non stanziano sufficienti investimenti per le bonifiche e lo smaltimento dell’amianto. In un mercato orientato ad investire nella rigenerazione urbana e nel risanamento ambientale, la nostra categoria è la più esposta al rischio amianto.