Appalti: Cgil, applicare con rigore il Codice per combattere mafie e corruzione

Roma – “Le ultime dichiarazioni di Salvini contro le mafie non si conciliano con le intenzioni del Governo di modificare le norme del Codice degli Appalti che andrebbero a demolire alcuni capisaldi della legalità come il tetto sui subappalti e la responsabilità solidale della Stazione Appaltante”. Lo sostiene il responsabile legalità della Cgil Nazionale Luciano Silvestri. “Basterebbe analizzare con attenzione i fenomeni di corruzione registrati nel 2017 nella pubblica amministrazione per capire – sottolinea Silvestri – che sono legati a infiltrazioni mafiose e che, in crescita esponenziale, sono quasi sempre riconducibili al sistema degli appalti”. “A conferma di ciò – prosegue – anche l’ultimo rapporto di Legambiente sulle ecomafie, nel quale si evidenzia come gli affari sporchi della criminalità organizzata e della corruzione valgono 104 mld e si realizzano spesso attraverso il sistema degli appalti”. Per Silvestri il nuovo Codice degli Appalti “sta muovendo adesso i primi passi, va quindi implementato, applicato e non revisionato. Questa è la vera sfida che ci si aspetta dal Governo se vuole davvero combattere e non incentivare i fenomeni di corruzione e colpirli nei loro nefasti meccanismi”. “È importante – aggiunge il responsabile legalità della Cgil Nazionale – favorire iniziative come quella del Commissario Straordinario per la Ricostruzione che, con l’Ordinanza n.58 e le Terze Linee Guida antimafia, ha introdotto il Durc di congruità e il settimanale di cantiere presso le Casse Edili”. “Chiediamo al Governo – conclude Silvestri – rigore e tenace applicazione delle norme, basta con la sola propaganda”.