Incidenti sul lavoro: impennata nel 2018, prevenire e formare

Milano – “Secondo un recente fact checking dell’Agi nel 2014 gli incidenti mortali sono stati 1.175, nel 2015 sono saliti a quota 1.294 per poi calare nel 2016 a 1.130”. Lo scrive Il Corriere Della Sera oggi in edicola. “Se prendiamo in esame un ventennio i numeri non si spostano di molto: tra il 1996 e il 2016 le morti bianche hanno conosciuto un picco nel 2001 arrivando a 1.528 e un minimo di 1.032 nel 2009. E grosso modo un quarto avviene in itinere ovvero durante un trasferimento stradale da casa al lavoro o dal lavoro al cliente. Se poi confrontiamo i dati di oggi con gli anni 60—quando erano 4 mila l’anno le vittime del lavoro — vediamo una riduzione dei tre quarti. Proporzioni simili le troviamo tra il totale degli infortuni, mortali e non, degli ultimi anni e quelli della stagione del Miracolo Economico. Oggi siamo scesi dai 745 mila del 2012 ai 635 mila del 2017, negli anni 60 si superava il milione. La media di oggi di circa 1.500 infortuni non mortali ogni 100 mila lavoratori è sotto la media Ue e di molto inferiore alla Germania. Le notizie confortanti finiscono però qui. Nei primi tre mesi del 2018 si sono avuti 212 morti bianche — diventate 270 da marzo in poi — con un incremento-super del 11,5% sul corrispondente periodo del 2017.  Il sindacato propone una lettura in parte diversa. Sarebbe quella parte dell’industria italiana che ha investito di meno, ha rinnovato gli impianti con il contagocce a causare uno “stress produttivo” che si scarica sugli uomini sotto forma di incidenti”. “Che l’elemento-chiave da focalizzare siano i comportamenti oppure i modelli organizzativi si arriva comunque al nodo della formazione delle persone. Sacconi denuncia come nelle aziende italiane sia “di tipo puramente formalistico, la prevenzione è stato burocratizzata, si osserva la forma e si elude la sostanza”. I pezzi di carta fanno la felicità dei consulenti mentre manca un approccio di tipo sostanziale. “I medici visitano ogni anno 10 milioni di lavoratori, un patrimonio di informazioni che potrebbe consentire un ampio lavoro di prevenzione e invece non succede” aggiunge Sacconi. E il cahier de doleances dell’ex ministro non finisce qui. Dieci anni fa con l’adozione del Testo unico sulla sicurezza sarebbe dovuto nascere il sistema della prevenzione per monitorare l’andamento degli infortuni e concepire delle azioni mirate, invece “non è ancora operativo perché nel frattempo l’Autorità della privacy si è messa di traverso”. Concorda il sindacalista Alioti: “Si scrivono trattati sulla sicurezza, documenti enciclopedici ma non si parla con le persone”.