Istat: Cgil, prospettive poco rosee, investimenti e occupazione

Roma – “Rispetto alla media europea Pil più basso e tasso di disoccupazione più elevato. Queste, purtroppo la poco rosee prospettive per il nostro Paese nel 2018 in mancanza di investimenti e senza un intervento per la creazione di buona occupazione”. Così Riccardo Sanna, capo area Politiche di sviluppo della Cgil Nazionale, commenta le previsioni economiche diffuse quest’oggi dall’Istat. “Le rilevazioni dell’Istituto nazionale di statistica – prosegue il dirigente sindacale – confermano un rallentamento della crescita e una disoccupazione a due cifre anche nel 2018, come è riportato nel rassegnato Def stilato dal Governo uscente”. Inoltre per il dirigente sindacale “è incerto l’aumento degli investimenti fissi nel 2018, che dovrebbe compensare il rallentamento dei consumi. Quelli privati nel 2017 sono aumentati – sottolinea – solo di 8 mld di euro malgrado 23 mld di incentivi alle imprese, compresi gli sgravi contributivi, riduzione Irap e Ires, due maxi-ammortamenti e Piano 4.0, che da soli contano oltre 5 miliardi di euro di risorse pubbliche impegnate l’anno scorso”. “L’Istat – prosegue il capo economista – attribuisce la responsabilità della bassa produttività italiana e della dequalificazione del lavoro alla contrazione degli investimenti e alla scarsa innovazione”. Unica nota positiva, “che non dipende certo dalle misure del Governo, ma dalla nuova stagione di rinnovi contrattuali, anche pubblici – osserva Sanna – è che le retribuzioni dovrebbero aumentare, nonostante l’inflazione si attesti a livelli bassi”. Il quadro fornito dall’Istat evidenzia quindi “che c’è un enorme margine di miglioramento, raggiungibile attraverso il rilancio degli investimenti pubblici e la creazione di buona occupazione, così da ridurre le disuguaglianze e aumentare la domanda interna”. “Per far questo però – conclude Sanna – occorrono nuovi indirizzi di politica economica che, come quelli presentati dalla Cgil al Parlamento nella recente audizione sul Def 2018, vadano in direzione opposta all’austerità e alla svalutazione competitiva”.