Roma – “Le politiche attive del lavoro sono ferme al palo. Riteniamo quindi poco utile presentare i dati come magnifici risultati per motivi esclusivamente elettorali”. Così la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti commenta quanto dichiarato quest’oggi dal ministro Poletti in merito allo stato di attuazione della riforma dei servizi per l’impiego e delle politiche attive per il lavoro. Per la dirigente sindacale sono evidenti i limiti di tali politiche. “Non esiste ancora – sottolinea infatti – un sistema nazionale di governo, ma un insieme di sistemi regionali, nonostante i ripetuti sforzi di conciliazione tra Ministero e Regioni. Inoltre – aggiunge – non sono stati fatti i necessari investimenti strutturali o destinate risorse ai centri per l’impiego e, come ammesso dalla stessa Anpal, la fase sperimentale di avvio dell’assegno di ricollocazione è stata un totale fallimento”. “I risultati sbandierati peccano di chiarezza”, sostiene Scacchetti. “Non riteniamo ad esempio – spiega – che sia stato inferto un colpo mortale ai Neet italiani. Nei centri per l’impiego sono stati registrati 930mila giovani, e solo 145mila sono stati avviati ad un lavoro, per di più precario con un’occupazione della durata anche di un mese”. Per quanto riguarda l’assegno di ricollocazione, che “a Pasqua andrà finalmente a regime”, “non si dice che, considerati i dati di previsione di Anpal, questa misura sarà rivolta ad una platea potenziale di circa 950mila disoccupati in NASpI da quattro mesi, e quella reale sarà di 60 – 70mila persone, per la quale sarà previsto un semplice riavvio ad un lavoro precario”. “Si annuncia poi un piano di rafforzamento dei centri per l’impiego con 1.600 operatori, ma – sottolinea la segretaria confederale della Cgil – non viene detto che questi verranno assunti con contratto a tempo determinato e di collaborazione, quindi anche loro precari. Inoltre, il previsto passaggio del personale oggi impiegato presso i CpI alle Regioni in realtà avverrà o presso le regioni, o agenzie regionali o enti accreditati con nessuna possibilità di assunzioni stabili e aggiuntive rispetto agli organici del 2015”. “I numeri non vanno solo diffusi, vanno resi noti e interpretati nella loro completezza, altrimenti – conclude Scacchetti – viene meno l’obiettività del giudizio e una corretta valutazione”.