Riso e pasta, etichetta su origine. Lombardia: più del 40% delle risaie italiane (1)

Milano – Con circa 100 mila ettari coltivati, la Lombardia rappresenta più del 40% di tutte le risaie italiane. È quanto afferma la Coldiretti regionale in occasione dell’esposizione delle prime confezioni di riso e di pasta con l’indicazione della provenienza mostrate in anteprima dalla Coldiretti a Fieragricola Verona, a due settimane dall’entrata in vigore del decreto che metterà in trasparenza quello che i cittadini portano in tavola, facendo finalmente chiarezza su uno dei prodotti simbolo del made in Italy. In Lombardia – spiega la Coldiretti su dati Ente risi – la coltivazione del riso si concentra soprattutto nella provincia di Pavia, primo territorio risicolo d’Europa con oltre 81mila ettari seminati nel 2017, seguita dalle province di Milano (quasi 14mila ettari), Lodi (2.500) e Mantova (1.300). Sempre la Lombardia è la regina del Carnaroli con il 70% della produzione nazionale. L’etichetta – spiega la Coldiretti – darà ossigeno ai risicoltori italiani, “assediati” dagli arrivi di prodotto straniero spesso favorito dal regime particolarmente favorevole praticato nei confronti dei Paesi Meno Avanzati (accordo EBA), che prevede la possibilità di esportare verso l’Unione Europea quantitativi illimitati di riso a dazio zero. Ciò ha causato una vera e propria invasione di prodotto dai paesi asiatici, da dove proviene ormai la metà del riso importato. Il risultato – sottolinea la Coldiretti – è che un pacco di riso su quattro venduto in Italia contiene prodotto straniero, con le quotazioni del riso italiano che per gli agricoltori sono crollate dal 58% per l’Arborio e il Carnaroli al 37% per il Vialone nano, senza peraltro avere effetti sui prezzi al consumo. Un inganno che – sostiene la Coldiretti – sarà finalmente possibile smascherare con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza che per il riso scatta il prossimo 16 febbraio. Da quel momento dovranno essere riportate le diciture “Paese di coltivazione del riso”, “Paese di lavorazione” e “Paese di confezionamento”.