Galassi (A.P.I.): non fermarsi all’1,7% di crescita del Pil

Milano – Paolo Galassi, presidente A.P.I. Associazione Piccole e Medie Industrie, interviene con un bilancio di fine anno. “Nel 2017 abbiamo sentito troppo parlare di macchine che sostituiranno l’uomo. Io penso che il “fare impresa” sia fatto da uomini e donne – imprenditori e lavoratori – che, ogni giorno, credono in un progetto e fanno di tutto per realizzarlo. Perché è l’uomo che guida lo sviluppo, con le sue idee e con le innovazioni, la tecnologia è, solo, uno strumento utile a disposizione. Perché questa premessa? Perché finalmente dopo 10 anni di crisi – e uno sterminio di imprese, che solo una guerra avrebbe potuto causare – le PMI stanno rialzando la testa, pensando di nuovo allo sviluppo e non solo alla tenuta dell’occupazione e alla difesa di quanto costruito con sacrificio. Il Servizio Relazioni Industriali evidenzia un calo del 40% delle richieste di ammortizzatori sociali rispetto al 2016, ma attenzione il dato non deve farci esultare. Bisogna tener presente che non è calato solo per la debole ripresa economica, ma anche perché è più difficile accedere agli strumenti e per la riduzione delle imprese manifatturiere sul territorio”, prosegue Galassi. “Abbiamo ricevuto molte richieste di ricerca di profili professionali. Ma, che tipo di professionalità cerca il manifatturiero? Il 15% operai specializzati e periti meccanici, per il 10% periti elettrotecnici e tecnici informatici, competenze sul 4.0. per il 9%, periti chimici il 5%. Forte attenzione al personale qualificato con lauree scientifiche ma anche umanistiche. Il 30% ricerca collaboratori con formazione tecnica o laureati in area tecnico-scientifica, il 15% nell’ambito del marketing e comunicazione, l’11% sulla web communication e per il 5% esperti in ambito economico – finanziario. Ma non solo, le imprese stanno investendo sulle competenze interne per crescere, sono oltre 4.200 le ore di formazione finanziata erogate, tra queste il 23% delle PMI punta su marketing e strategia d’impresa, oltre il 30% sulle lingue. E’ evidente una tensione allo sviluppo dei mercati esteri e alla strategia di crescita. Quindi, quali sono le aree su cui stanno puntando? UE (24%, in particolare Germania, UK e Spagna); Nafta (16%, in particolare USA); Asia (13%); Africa (12%); Bacino Mediterraneo e Medio Oriente (11%, in particolare Iran); Estremo Oriente e Sud Est asiatico (10.5%); Mercosur (9.5%); Australia/Nuova Zelanda (4%). A questo punto cosa chiedono gli imprenditori dato che fanno già tutto questo? Di non fermarci all’aumento dell’1,7% del PIL di questo ultimo trimestre, sappiamo che a fine anno non resterà così, ma che l’Italia prenda consapevolezza che per contare deve incidere sulle scelte”.