Stati Generali lotta alle mafie: le parole di Orlando (2)

Milano – “Questi lavori degli Stati Generali della lotta alle mafie – ha proseguito il ministro Orlando – hanno già rafforzato quella che è una mia convinzione. Cioè, che la resistenza delle mafie è lo specchio della crisi sociale e della crisi politica. Le mafie sono poteri che riempiono i vuoti della crisi della politica, della crisi dei soggetti istituzionali e sociali. Le mafie giocano sull’arretramento degli Stati nazionali, dei corpi sociali, dei meccanismi di inclusione e si inseriscono nelle loro crepe, sfruttando queste fragilità per rafforzarsi”. Sulle nuove mafie “dobbiamo agire su due livelli. Primo, dobbiamo ripartire dai territori e dai settori dove le mafie penetrano, per comprendere e sostenere i presidi istituzionali e dell’inclusione sociale contro i presidi della criminalità. Secondo, dobbiamo rilanciare la cooperazione giudiziaria internazionale. È un grande tema culturale e che dovrebbe ricevere maggiore attenzione nel dibattito pubblico, perché non riguarda solo gli esperti. Gli Stati, da soli, non riescono a contrastare mafie sempre più globali. Non cooperare a sufficienza –vale questo ragionamento, come vale per il terrorismo- e continuare ad utilizzare uno strumentario antiquato, significa essere complici. Anche per questo motivo abbiamo scelto Milano. La capitale internazionale dell’Italia. Ad alcuni potrà sembrare fuori luogo. Ma il mio obbiettivo è proprio questo: uscire dal luogo comune dell’Antimafia, da una certa retorica delle celebrazioni, da una certa ritualità di questa riflessione”. “Mi aspetto che si arrivi a un documento finale condiviso che abbiamo chiamato la Carta di Milano per la lotte alle mafie del XXI secolo. Un documento che presenteremo a tutte le istituzioni impegnate su questo fronte, al Governo, al Parlamento, all’Unione europea”. Concludendo sulle organizzazioni mafiose “ sappiamo chi sono, sappiamo come si muovono, e che in qualche modo, anche attraverso queste analisi, diamo l’idea che gli stiamo addosso, che combattiamo i loro interessi, quelli nuovi e quelli vecchi, quelli di cui in generale le mafie si fanno garanti. A tutti, professionisti, operatori, amministratori pubblici, dobbiamo dire, basta complicità, paura, reticenza”.