Milano – Viene anticipato oggi l’esito di una ricerca di Orb Media, un sito di informazione non profit di Washington, che dimostrerebbe la presenza di microplastica anche nell’acqua potabile che fuoriesce dal rubinetto di casa. La problematica dei residui della plastica nell’ambiente è assai nota ed è legata alla presenza di piccoli pezzi di plastica (microplastica) che, degradandosi, rilasciano potenziali inquinanti. La normativa vigente italiana, per le acque destinate al consumo umano, non prevede il controllo e la ricerca né di fibre di plastica né di composti organici rilasciati per degrado da queste ultime. Ma la città di Milano per approvvigionarsi utilizza solo acque di falda profonda e non acque superficiali (fiumi e laghi), dove si possono ritrovare residui di microplastica. Pertanto si esclude la possibilità che l’acqua che fuoriesce dal rubinetto possa avere contaminanti residui dalla microplastica. Il laboratorio di MM misura regolarmente il composto di degradazione del PVC, il CVM nell’acqua (cloruro di vinile monomero) e, dall’entrata in vigore della DLgs n. 31/2001 non è mai stato rilevato. L’acqua di Milano – fanno inoltre sapere da MM – è comunque trattata anche con carbone attivo, utilizzato per la rimozione di inquinanti organici e inorganici, e questo ha anche la capacità di trattenere, se presenti, macro particelle poiché funziona anche da filtro fisico. La rete idrica milanese è costituita da tubazioni in ghisa grigia, ghisa sferoidale e acciaio e, solo per brevi tratti, alcune tubazioni sono in materiale plastico conforme alle normative comunitarie, indicato per il convogliamento di acqua ad uso alimentare visto il grado elevato di atossicità.