Cheese: con Slow Food per far ripartire Amatrice

Torino – Partecipano a Cheese, a Bra (Cn) dal 15 al 18 settembre, alcune aziende colpite dal sisma, come l’Azienda agricola biologica Aureli di Amatrice, insieme ad altre tre aziende che Slow Food Italia ospita nello spazio dedicato al progetto delle Comunità dell’Appennino. Dal Teramano arriva l’azienda Giacomino Mastrodascio di Cerqueto, frazione di Fano Adriano, che aveva già subito danni con il terremoto del 2009, mentre con le scosse di gennaio è crollata l’azienda: a Bra presenta solo i formaggi stagionati. Sempre dal Teramano, da Cellino Attanasio, arrivano Maurizio Natilii e la moglie Maria José, lui insegnante di tai chi chuan, lei interprete e traduttrice spagnola, insieme producono latticini e mieli e tanto altro in biologico o biodinamico e gestiscono anche l’agriturismo aziendale Gioia. A testimoniare le difficoltà dei produttori umbri sono invece i fratelli Domenico e Gianni Di Porzio da Opagna di Cascia, con i loro formaggi allo zafferano e al tartufo, oltre alle immancabili lenticchie. Il programma di Cheese racconta storie dal cratere anche in altri tre appuntamenti. Nella Conferenza L’Appennino che stiamo perdendo, sabato 16 settembre alle 10,30 presso lo Stand Regione Piemonte. Al Laboratorio del Gusto Un futuro per le aree terremotate, sabato 16 settembre alle ore 19, partecipano i produttori che ci raccontano le loro storie proponendo in degustazione pecorino dei Monti Sibillini (Presidio Slow Food), pecorino di Amatrice, pecorino di Norcia e ricotta salata della Valnerina. L’incontro si conclude con la pasta all’amatriciana cucinata dallo chef stellato Salvatore Tassa del ristorante Le Colline Ciociare di Acuto (Fr). Infine, protagonisti della Storia di Pizza Nel cuore dell’Italia, in programma lunedì 18 settembre alle ore 13, sono Marzia Buzzanca, dei Percorsi di gusto de L’Aquila, e Franco Cardelli di Castelnuovo Vomano (Te). Slow Food – che ha attivato la sua rete italiana e internazionale fin dallo scorso agosto con la fortunata iniziativa Un futuro per Amatrice, raccogliendo l’adesione di oltre 1000 locali in Italia e in altri 23 Paesi – quest’anno ha deciso di fare di più, ascoltando la voce degli stessi contadini, allevatori, sindaci e abitanti del nostro Appennino che non vogliono lasciare i loro borghi: Non servono soldi per costruire muri: ma aiuti per vendere.