Pay TV e on demand: a prova di consumatore

Milano – Pay TV e on demand a prova di consumatore, ultimata la consultazione intorno a un tavolo al fine di migliorare i contratti. Il lavoro di analisi e condivisione ha richiesto nove mesi e ha riguardato i contratti dei maggiori player del settore in Italia, tra società italiane e straniere. Sky, Fastweb, Mediaset, Netflix, Chili, Infinity hanno partecipato agli incontri, insieme alla Camera di commercio e alle associazioni dei consumatori. Il risultato è un documento: “Il parere sulle clausole vessatorie nei contratti di Pay TV e on demand”, disponibile sul sito www.mi.camcom.it. Sono 2.219 le imprese attive in Lombardia tra produzione, distribuzione e programmazione tv, radio e cinema e crescono dell’1,8% in un anno. Le straniere pesano il 3,1% e crescono del 7,9% in un anno. Milano da solo concentra il 66,2% del settore lombardo e il 12,3% di quello italiano. Il settore più numeroso è quello della produzione cinematografica, video e di programmi televisivi con oltre 1.100 imprese con le straniere che pesano il 3,9% del totale. Tra i settori in cui gli stranieri pesano di più le trasmissioni radiofoniche (6,7% del totale) e le attività di programmazione e trasmissioni televisive. Emerge da un’elaborazione Camera di commercio di Milano su dati del registro imprese relativi agli anni 2016 e 2015. 5 le audizioni: si sono tenute tra i mesi di giugno e settembre 2016 e hanno coinvolto le società fornitrici e le associazioni di consumatori. La facilità di lettura del contratto, le traduzioni in italiano dei documenti nati per l’estero, la profilazione dei clienti o l’uso in locali pubblici di contratti sottoscritti per uso domestico sono alcuni dei temi trattati nel parere sulle clausole vessatorie nei contratti di Pay TV e on demand redatto dalla Camera di commercio di Milano. Fattori condivisi con le Pay TV e on demand. Emerge un settore molto regolato e con tutele in atto ma nel quale è possibile migliorare soprattutto la chiarezza e comprensione delle clausole tramite l’uso di termini più appropriati, meglio collegati al glossario inserito nel contratto e migliorando la traduzione in italiano soprattutto per quelle società che hanno sede e uffici esclusivamente all’estero. Per quegli operatori che trasferiscono i dati raccolti fuori dal territorio dell’UE, si è confermato che va raccolto un consenso specifico. Tra le violazioni più diffuse tra i consumatori/clienti, l’uso in locali pubblici di contratti sottoscritti per uso domestico. Sono stati oggetto di analisi sia i contratti B2C (business to consumer) che B2B (business to business). In quest’ultimo caso, l’esame ha riguardato la fruizione della pay-tv nei servizi pubblici, bar e ristoranti e altri locali pubblici.