Direzione antimafia: in Lombardia patto criminale, ‘ndrangheta offre lavoro

Roma – Parole dure nella nella relazione annuale della Direzione nazionale antimafia, nella parte dedicata al ‘distretto di Milano’ e alle inchieste più recenti dei magistrati della Dda milanese, guidati da Ilda Bocassini. Secondo il rapporto, le organizzazioni mafiose in Lombardia e, in particolare, la ‘ndrangheta riescono anche ad ottenere “una sorta di ‘consenso sociale’ presentandosi all’esterno come soggetto in grado di offrire lavoro, risorsa oggi particolarmente apprezzata”. Nel capitolo redatto dal consigliere della Dna Maurizio Romanelli, tra l’altro, si legge: “l’infiltrazione della ‘ndrangheta nei settori imprenditoriali” oltre a rappresentare “una fonte di guadagno immediato, e ad alimentare così la realizzazione di ulteriori attività criminali, crea fortissimi danni al mercato legale”. Le imprese infiltrate dai clan trovano il loro vantaggio “nell’utilizzazione di materiali scadenti, nell’ esecuzione dei lavori secondo standard molto lontani dalla regolarità, nello sfruttamento della manodopera”. E proprio attraverso queste imprese la mafia si presenta “come soggetto in grado di offrire lavoro”. A causa del perdurare della crisi economica e dalle difficoltà del sistema bancario nel concedere credito la ‘ndrangheta “riesce a porsi come interlocutore privilegiato degli imprenditori in cerca di credito non convenzionali”. Sul “condizionamento politico-istituzionale”, inoltre, “l’infiltrazione della ‘ndrangheta si esplica nel tentativo di acquisire appalti, nell’avvicinamento di funzionari da corrompere e nel sostegno elettorale”. In Lombardia, poi, nel frattempo anche le altre “organizzazioni mafiose italiane, nonché i sodalizi stranieri, hanno trovato i loro spazi in forza di una sorta di ‘patto criminale'”.