Indagine Gasolio: Conftrasporto, preoccupati, subito una soluzione

Sondrio – “È una questione molto complessa, che ci preoccupa fortemente per il numero di imprese coinvolte e per i possibili pesanti risvolti che potrebbe avere sull’intera economia della nostra provincia. Come Fai/Conftrasporto ci siamo prontamente attivati e stiamo dedicando il massimo impegno per arrivare a una soluzione”. È deciso e senza giri di parole il commento di Matteo Lorenzo De Campo, presidente della Fai (Federazione Autotrasportatori Italiani)/Conftrasporto della provincia di Sondrio attiva all’interno dell’Unione Cts, in merito all’indagine avviata dalla Procura della Repubblica sulla detenzione di Gasolio per autotrazione in impianti (depositi e cisterne) a uso privato, e alle conseguenti verifiche scattate da parte della Guardia di finanza a carico delle aziende interessate, presenti su tutto il territorio provinciale. “Stiamo parlando – spiega De Campo – del coinvolgimento di oltre 200 imprese della provincia di Sondrio di svariati settori: autotrasporto merci, trasporto di persone, industrie, edilizia, commercio all’ingrosso. Un’azione dunque che colpisce trasversalmente diversi comparti della nostra economia e che nasce, sostanzialmente, da una normativa della nostra Regione fin troppo restrittiva e resa ostica da interpretazioni tutt’altro che chiare e condivise”. Ciò che la Guardia di finanza contesta alle aziende in questione è il mancato possesso dell’apposita autorizzazione comunale richiesta in caso di detenzione di gasolio da autotrazione in impianti privati. Ebbene, “il risvolto di questa indagine è drammatico: partendo dalla mancanza di un’autorizzazione comunale che implica una sanzione ridotta di meno di 2mila euro, si giunge – attraverso un’interpretazione delle norme – alla contestazione a vario titolo di reati penali e reati fiscali di entità sproporzionata: infatti, in molti casi essa è superiore ai 100mila euro e in altri superiore addirittura a un milione di euro. La mancanza dell’autorizzazione amministrativa – di cui gli accusati sono sì colpevoli, ma certamente non gli unici responsabili -, ha dunque innescato un’escalation fino a giungere agli altri gravi capi di imputazione. Lascio solo immaginare le pesantissime conseguenze per l’economia dell’intero territorio, oltre al malessere generato nel nostro tessuto imprenditoriale, che viene dapprima plaudito dagli organi di controllo per la corretta gestione dei documenti e dei conteggi, e poi, solo per la mancanza di un atto amministrativo semplice ancorché dovuto, accusato penalmente ed espropriato della propria attività”. Per analizzare a fondo la situazione, è stato istituito un tavolo di confronto in Prefettura, a cui siedono, accanto al Prefetto, le rappresentanze delle categorie interessate, tra cui l’Unione Cts, la Regione, la direzione dell’Agenzia delle Dogane e la direzione dell’Agenzia delle Entrate.