Termometro Corruzione: Bolzano provincia virtuosa

Roma – E’ stato presentato oggi alla Camera “Il Termometro della Corruzione”, il nuovo report dell’associazione Riparte il futuro che propone una strada inedita per valutare l’impatto della corruzione sul nostro Paese, rispetto agli altri Stati membri dell’Ue. L’Italia è malata di corruzione ma offrire una misura precisa del problema ad oggi risulta impossibile poiché si tratta di un fenomeno sommerso e per sua natura non quantificabile. L’associazione prende dunque in esame la correlazione che intercorre tra la corruzione e alcuni indicatori di efficienza del sistema giuridico ed economico e di trasparenza delle Istituzioni per valutare l’impatto di tangenti e malaffare. Il Termometro di Riparte il futuro utilizza come base di misurazione il livello di corruzione percepita (CPI) di Transparency International e lo pone in correlazione con diversi indicatori relativi all’efficienza e alla trasparenza delle Istituzioni e del sistema giudiziario italiano, nonché con il Global Competitiveness Report (GCR), che misura il livello di competitività dell’economia dei paesi del mondo. L’Italia nel 2016 risulta terzultima seguita da Slovacchia e Ungheria. Misurando la correlazione tra corruzione e trasparenza delle decisioni pubbliche l’Italia si classifica al penultimo posto in UE seconda solo all’Ungheria. Se aumenta la trasparenza nell’agire amministrativo, la corruzione diminuisce. Ma le correlazioni che il report individua portano a risultati che, almeno apparentemente, non hanno a che fare con la corruzione. Secondo l’indice di Economia e Società Digitale (DESI) della commissione europea l’Italia è quartultima classificata nel 2016 per il livello di sviluppo e performance digitale nei Paesi UE. La correlazione tra livello di corruzione e sviluppo digitale è molto forte: più sono elevati lo sviluppo e la performance digitale in un Paese dell’UE, inferiore è il livello di corruzione, e viceversa. A un dialogo più efficace con la Pubblica amministrazione corrisponde meno corruzione. Tra i membri UE l’Italia è in ultima posizione per la difficoltà riscontrata dalle aziende ad adempiere alle richieste della Pubblica Amministrazione; snellire le procedure richieste alle aziende dalla PA potrebbe portare a una riduzione del livello di corruzione. Uno snellimento delle procedure per risolvere le controversie civili e commerciali per le imprese in Italia potrebbe portare a una riduzione del livello di corruzione. Nel 2016 l’Italia si è classificata al penultimo posto seconda solo alla Slovacchia per efficienza nel dirimere le cause commerciali per le imprese. La corruzione – si legge nel Termometro – ha un impatto negativo anche sul gettito fiscale di un Paese poiché riduce l’ammontare delle imposte riscosse sia effettive sia potenziali. Riducendo la corruzione in Italia si potrebbero prevedere maggiori entrate per lo Stato e di conseguenza si potrebbero ridurre le aliquote fiscali per ottenere lo stesso gettito fiscale. Confrontando le regioni italiane con quelle di altri stati dell’UE, solo tre di esse si collocano al di sopra della media europea per livello di corruzione: la provincia autonoma di Bolzano, la provincia autonoma di Trento, la Valle D’Aosta e il Friuli Venezia Giulia. Nella classifica europea la provincia di Bolzano si colloca in testa, precisamente al 40° posto su 209 regioni della UE, la Campania – invece – è l’ultima tra le italiane al 188° posto. Trasparenza della politica, digitalizzazione della pubblica amministrazione e del paese in generale, la promozione di strumenti che assicurino la certezza del diritto e semplificazione burocratica sono secondo Riparte il futuro gli ingredienti per curare l’ “#Italiamalata”.