Carrefour: 500 esuberi, sciopero anche a Bergamo

Bergamo – Anche le filiali bergamasche del gruppo Carrefour (400 dipendenti in 10 negozi) scioperano sabato 28 gennaio in solidarietà ai colleghi dei punti vendita di Borgomanero, Trofarello e Pontecagnano, per i quali la multinazionale ha annunciato una ristrutturazione che provocherà chiusure e coinvolgerà 500 lavoratori dichiarati in esubero. Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil di Bergamo aderiscono allo stato di agitazione proclamato dalle segreterie nazionali in considerazione della gravità di quanto esposto dall’azienda, “consapevoli della situazione precaria che si può ripercuotere a ogni latitudine, Bergamo compresa. Le filiali della provincia sono in difficoltà, anche se il 2016 ha chiuso in sostanziale pareggio” sottolineano i sindacalisti orobici Aronne Mangili della Filcams-Cgil, Diego Lorenzi di Fisascat-Cisl e della Sandro Dalle Fusine di Uiltucs-Uil. “L’esperimento del ‘24 ore’ ha in qualche modo tamponato la crisi, ma non potrà durare a lungo, dal momento che ogni catena concorrente sta reimpostando criteri e orari di apertura dei punti vendita”. Non a caso, proseguono i tre sindacalisti, “è stata anticipata dall’azienda una serie di esigenze organizzative che implicherebbero un ulteriore e grave peggioramento delle condizioni di lavoro per i dipendenti della società. Le argomentazioni dell’impresa hanno portato ad evidenziare rilevanti problemi sugli andamenti aziendali, quali il fatturato, il costo del lavoro e la redditività dell’anno. Gli ipermercati risultano particolarmente penalizzati. Le informazioni declinate dall’impresa sono risultate generiche e improvvisate, soprattutto alla luce del fatto che, anche qui, hanno strutture che reggono a fatica: la politica delle ‘24 ore’ e degli sconti senza limite è perdente, anche se, solo poche settimane fa, Carrefour trionfalmente rivendicava che l’apertura continua aveva fatto aumentare le vendite dei supermercati. E più in generale, ha sostenuto nei primi nove mesi dell’anno una crescita del fatturato del 2,2% rispetto allo stesso periodo del 2015. Eppure” chiosano Cgil, Cisl e Uil, “oggi si licenzia e si chiude”.