Lavoro: crescono i licenziamenti disciplinari

Milano – Da un anno e mezzo, dal marzo 2015, il Jobs Act sta ridisegnando i rapporti di lavoro in Italia. Tra gli effetti rilevati dall’Osservatorio sul precariato dell’Inps – spiega il quotidiano “La Stampa” – l’innalzamento dei licenziamenti disciplinari (+ 28% nei primi 8 mesi del 2016). Per capire se sia una conseguenza inevitabile della riforma, La Stampa ha messo a confronto storie di lavoratori che quest’anno hanno perso il posto con esperienze sul campo di consulenti, avvocati, economisti ed imprese. Crescono soprattutto i licenziamenti individuali per ragioni disciplinari, proprio quelli cioè sui quali è intervenuto il Jobs Act con il contratto a tutele crescenti. E per i nuovi assunti niente reintegra nel posto di lavoro in caso di ingiusto licenziamento. «L’aumento registrato dall’Inps non è dovuto tanto alla legge in sé, quanto all’abuso che ne viene fatto», sottolinea la consulente del lavoro Monica Melani. In un anno i licenziamenti per giusta causa e giustificato motivo soggettivo sono passati da 36.048 a 46.255, con un aumento appunto del 28%. Intanto i sindacati ricevono molte richieste di aiuto e i tribunali si riempiono di ricorsi.