Sala: ascoltare e costruire ma senza politica non si va da nessuna parte

Milano – “Cosa spinge una persona normale ad occuparsi di politica?”, si chiede il sindaco Giuseppe Sala, sindaco di Milano, partecipando al dibattito “Nuove competenze utili al governo delle città”, nell’ambito di BookCity 2016, con Umberto Ambrosoli e l’imprenditore Gianfranco Dioguardi. E RISPONDE: “E’ un modo di dare la propria vita per un fine altissimo, molto stimolante, di grande sacrificio. Ma c’è una verità semplice: se non hai dentro certi valori la voglia di pensare alla vita degli altri, sei un pazzo se vai ad infilarti in una situazione del genere”. E’ Sala che ripercorre le tappe della sua scelta di scendere in campo per fare il sindaco e che però non volta le spalle alla politica. “Non è che si può pensare di fare a meno della politica, io credo questo valga in Italia, a Milano come in Europa. Chi si prenderebbe la responsabilità di gestire fenomeni come le migrazioni se non la politica?”, si domanda il sindaco, mettendo in fila altre questioni nodali, come l’assistenza agli anziani o la realizzazione della rete delle metropolitane. Poi, rispondendo alle sollecitazioni risponde alla domanda: “Cosa porta alla politica uno come me? La risposta: “Un metodo di chi è abituato a gestire situazioni complesse e a non spaventarsi”. Perché. Spiega, chi ha governato, come in Telecom, 40 mila persone deve saper gestire qualsiasi situazione. Ecco chi viene dalla società civile ha “la capacità di ascolto che, a volte la politica rischia di non avere per essere autoreferenziale, e l’ascolto vuol dire imparare, mettere assieme pubblico e privato”. E Sala conclude fotografando la sua città: “Milano è forte perché è forte la Milano civica”.