Cgil: anche in Lombardia il Jobs Act non ha funzionato (3)

Milano – Per le imprese il costo del lavoro rimane, purtroppo, l’unica politica capace di stimolare la domanda di lavoro, non il mercato, la concorrenza o la specializzazione produttiva. Un problema di struttura – continua la Cgil Lombardia – che rimanda alla politica industriale che la Cgil ha più volte richiamato nel libro bianco e rosso per il lavoro. Un altro modo per mostrare l’infondatezza del Jobs Act – prosegue il sindacalista – è l’utilizzo delle stesse informazioni INPS depurate dalle trasformazioni delle attività a “tempo determinato e apprendistato” in contratti a tutele crescenti. L’ipotesi sottesa è: se eliminiamo dalla contabilità aggregata le assunzioni-cessazioni interessate dagli incentivi, possiamo valutare l’efficacia intrinseca del Jobs Act. I risultati non erano buoni prima, con la pulizia dei dati aggregati dalla “droga” incentivi, l’esito è disarmante. Il saldo attivazioni-cessazioni per il lavoro a tempo indeterminato è sempre negativo: per l’Italia è pari a meno 465.898 nel 2014, meno 262.164 nel 2015 e meno 455.497 nel 2016; per la Lombardia è pari a meno 113.654 nel 2014, meno 73.635 nel 2015 e meno 95.694 nel 2016. Ancora una volta – conclude Balzarini – l’evidenza mostra come e quanto le politiche dal lato dell’offerta non possono generare nuovo lavoro e, tanto più, qualificarlo. Siamo ancora lontani da una ripresa stabile”.