Lavoro: bancari, dopo le parole di Renzi minacciano sciopero generale (2)

Milano – “Se il presidente del Consiglio non convocherà immediatamente le parti sociali inizierà una contrapposizione e una mobilitazione totale da parte del sindacato del credito per la difesa dei posti di lavoro e della dignità professionale delle lavoratrici e dei lavoratori”, proseguono i sindacati dei bancari dopo le affermazioni del premier. “Invitiamo il presidente del Consiglio – aggiungono i sindacati – a parlare di meno e a studiare un po’ di più gli atti parlamentari e gli strumenti fiscali e previdenziali. Ma soprattutto gli consigliamo di stare alla larga da certi finanzieri d’assalto, con residenza all’estero, che probabilmente lo mal consigliano”. “Il sindacato del credito ha dato prova di grandi capacità elaborative, costruttive e concertative per la risoluzione dei problemi del settore. Ciò è dimostrato da una contrattazione tra le parti che ha portato negli ultimi 10 anni ad esodi volontari tramite il Fondo di sostegno al reddito di circa 50 mila lavoratori e l’appoggio dato alle fusioni annunciate. A differenza delle affermazioni del premier attraverso il nostro Fondo per l’Occupazione, finanziato dai lavoratori, abbiamo creato, in questi ultimi 4 anni, oltre 12 mila posti di lavoro in più”. “Ma oggi il piatto è colmo. Non si può più accettare che un presidente del Consiglio si ostini sistematicamente a stimolare tagli di personale per accreditarsi quei poteri forti che lo hanno sostenuto”. “Nei prossimi giorni – concludono i sindacati dei bancari – i nostri Uffici Studi produrranno documentazioni che contestano e contraddicono quanto affermato dal premier sia sul numero delle filiali che del numero delle banche in relazione al mercato europeo, soprattutto, sul costo del personale e sui trattamenti fiscali e gli oneri pubblici abbondantemente disallineati con quelli pagati dalle altre banche europee. Dati, tra l’altro, che saranno molto simili a quelli presentati dal presidente Abi Patuelli lo scorso luglio”.