Strage: a Dacca colpiti imprenditori del tessile italiano

Milano – Gianni Boschetti, l’italiano sopravvissuto all’attacco terroristico dell’Isis a Dacca, è un imprenditore tessile. Come la gran parte degli altri italiani trucidati nel ristorante dell’Holey Artisan Bakery, nella capitale del Bangladesh. Come Cristian Rossi, imprenditore friulano di 47 anni, o Marco Tondat e Nadia Benedetti della Studio Tex, e Claudia D’Antona, torinese e managing director della Fedo Trading, un’azienda italiana del tessile, ma anche Adele Pugnisi, Simona Monti, Vincenzo D’Allestro, Maria Rivoli, Claudio Cappelli. Imprenditori, professionisti, operatori del tessile seduti al ristorante a discutere d’affari e a pianificare iniziative commerciali. Quasi tutti specialisti nel settore tessile, che operavano nel paese da anni. Ed è proprio l’Ice, che organizza le missioni commerciali in Bangladesh a spiegare che, con coltre 30 milioni di euro di fatturato, il Bangladesh rappresenta uno dei principali mercati di sbocco della produzione meccano tessile italiana. Una realtà complessa e carica di contraddizioni quella del lavoro tessile nel paese asiatico. Basti ricordare quei 1138 morti del 2013, sepolti sotto il Raba Plaza che ospitava cinque fabbriche tessili che lavoravano per almeno 29 marchi stranieri.