Lavoro: Furlan (Cisl), donne, la precarietà non aiuta la maternità

Roma – Diritti civili, diritti sociali e contrattazione di genere gli argomenti al centro della grande manifestazione Cisl “Idee per l’altra metà di domani” in corso oggi a Roma. “Uno dei motivi per cui al giorno d’oggi non si fanno piu’ figli e’ la precarieta’ del lavoro in particolare delle donne. Molte di loro lasciano il lavoro dopo il primo figlio. Questo e’ uno dei temi centrali da affrontare. E’ fondamentale dare vita ad un paese a misura di uomini e donne, creando una forte alleanza nella societa’ italiana”. Ha detto la Segretaria Generale della Cisl, Annamaria Furlan a margine dell’iniziativa. “E’ necessario creare le condizioni di stabilita’ del rapporto di lavoro anche attraverso la contrattazione e con l’aiuto del welfare contrattuale, in modo da rappresentare le differenze di genere ma facendo stare insieme le italiane e gli italiani. In molti casi purtroppo quando la donna va in maternita’ c’e’ il rischio che al rientro perda il lavoro oppure che vengano messe in discussione la sua carriera e le sue competenze. Questo e’ inaccettabile. Bisogna guardare al futuro creando un paese dove la donna non deve scegliere tra fare figli e lavorare. Oggi le donne vogliono contribuire al futuro del paese attraverso un welfare contrattuale che sappia valorizzare questi temi e rispondere con servizi adeguati alle esigenze di tutte le donne”. Alcuni dati sull’universo femminile al lavoro. Sul totale degli iscritti alla Cisl la componente femminile è del 48,06%” e il 57,14 % ha un’età inferiore a 50 anni. Alla fine del 2015 il tasso di occupazione femminile si attesta al 47,5%”. Il potenziale dei nidi e servizi integrativi (senza quindi considerare la scuola dell’infanzia) è in Italia solo del 21,8%. Venendo agli aspetti contrattuali, poco diffuso, in tutti gli accordi analizzati, il tema relativo alle Pari Opportunità, solo il 3% sul totale complessivi degli accordi stipulati dal 2013 al 2016. Disposizioni riguardanti le norme antidiscriminatorie sono presenti nella misura del 17% degli accordi, mentre le sanzioni contro le molestie e/o mobbing rappresentano il 5% degli accordi.