Coldiretti: Brebemi, risarcimenti al palo

Milano – Doveva essere l’esempio del nuovo modo di costruire le grandi opere: veloce, efficiente, giusto e senza pesare sulle casse dello Stato. Ma la Brebemi – afferma la Coldiretti Lombardia – si sta dimostrando tutto il contrario e gli agricoltori stanno ancora aspettando i risarcimenti per i campi persi. Solo sull’area di Milano – spiega la Coldiretti regionale – per i saldi degli espropri i nostri soci devono prendere quasi 3 milioni di euro, a Bergamo ne mancano poco meno di 2 milioni e a Brescia c’è un buco di altri 3 milioni. Per un totale di circa 8 milioni di euro se si considerano solo le aziende agricole di Coldiretti.
E questo a due anni dall’apertura dell’autostrada e a un anno dalla delibera del Cipe che ha stanziato 260 milioni di euro di fondi pubblici, cui si aggiungono ulteriori 60 milioni a carico di Regione Lombardia. Inoltre – spiega Coldiretti Lombardia – Brebemi ha appena ottenuto una proroga di altri due anni per la dichiarazione di pubblica utilità e questo comporta che la società avrà due anni in più per chiudere le procedure e saldare i proprietari. “A settembre dell’anno scorso – spiega Alessandro Rota, Presidente della Coldiretti di Milano Lodi e Monza – l’ufficio espropri aveva mandato una comunicazione ai proprietari per chiedere la documentazione per procedere ai saldi: nonostante tutto sia stato consegnato prima di Natale, a oggi le procedure sono ancora ferme e non si è visto un soldo”. Anzi, un saldo. “Beh, se questo doveva essere l’esempio del nuovo corso direi che non ci siamo proprio – affermano Ettore Prandini, Presidente di Coldiretti Lombardia e Alessandro Rota Presidente della Coldiretti di Milano Lodi e Monza– senza dimenticare questioni insolute come le aree intrappolate fra autostrada e alta velocità e quelle espropriate per mitigazioni ambientali”. E tutto mentre Comune di Brescia, Provincia di Bergamo e Città metropolitana di Milano vogliono liberarsi delle loro partecipazioni in Brebemi, come anche Intesa San Paolo che è uno degli azionisti più pesanti. “Che succede? E’ la grande fuga dopo il taglio del nastro, mentre gli agricoltori restano con il cerino acceso in mano? Non è quello che avevano promesso quando si sono presi la nostra terra” concludono Prandini e Rota.